Ultimo aggiornamento: 21 ottobre 2024
La fabbrica, l’azienda agricola, l’impresa artigiana, la ditta individuale. Il tessuto produttivo del nostro Paese è fatto di piccole e medie realtà, costruite con il duro lavoro di imprenditori che hanno dedicato la vita a costruire qualcosa di importante.
È stata sopratutto la generazione dei baby boomers a creare quelle che sono oggi le piccole e medie imprese italiane. Una generazione che oggi si appresta al cambio della guardia.
Il passaggio generazionale nelle imprese familiari è un momento difficile. È un’importante opportunità di cambiamento e crescita, ma anche un passaggio rischioso.
Sono tanti gli elementi che contribuiscono a rendere complesso il ricambio generazionale: fattori culturali, preparazione e capacità degli eredi, frammentazione dei vertici decisionali e molto altro.
Basti pensare che, secondo una ricerca condotta dall’Università Bocconi, le imprese familiari che “sopravvivono” al fondatore sono circa il 30%, quelle che arrivano alla terza generazione il 13%. Solo il 4% delle aziende riesce a giungere intatta alla quarta generazione.
Ogni anno il cambio della guardia interessa circa 80.000 imprenditori. E, secondo i dati Eurispes, il passaggio generazionale in azienda è efficace solo nel 30% dei casi. Le alternative? La vendita a terzi e il fallimento.
I dati sul passaggio generazionale parlano chiaro: per questo motivo è importante pianificare e trasformare la transizione da minaccia o “male inevitabile” a opportunità di sviluppo.
Come gestire il passaggio generazionale?
Dal punto di vista fiscale, la normativa italiana ha creato una serie di strumenti che offrono agevolazioni per il trasferimento della proprietà.
Un esempio è rappresentato dal Testo Unico Successioni e Donazioni. Il legislatore ha previsto che, in presenza di determinate condizioni i trasferimenti di aziende, rami di azienda, quote e azioni sociali a favore dei discendenti e del coniuge non sono soggetti all’imposta sulle successioni e donazioni.
È quindi possibile non pagare l’imposta di successione. La normativa interessa le aziende nella loro interezza, i rami di azienda, le quote societarie e le azioni.
Esistono però condizioni ben precise per poter accedere all’agevolazione. I beneficiari del trasferimento devono infatti proseguire l’esercizio dell’attività di impresa o detenere il controllo dell’azienda per un periodo di almeno cinque anni.
La normativa prende in considerazione tre casi distinti:
- Nel caso di cessione di quote o azioni di società di capitali, il beneficiario deve acquisire o integrare il controllo della società per almeno cinque anni
- Nel caso di cessione di quote di società di persone, l’acquirente deve proseguire l’attività per almeno cinque anni. In questo caso il requisito del controllo non è necessario
- Nel caso di cessione di azienda o di un ramo di azienda, l’acquirente deve proseguire l’esercizio delle attività per almeno cinque anni
In tutti i casi è sempre necessario presentare la dichiarazione di prosecuzione dell’attività.
Un aspetto interessante: se il patrimonio dell’azienda oggetto del passaggio comprende beni immobili, questi sono esenti dalle imposte ipotecarie e catastali.
Anche il passaggio di proprietà effettuato attraverso un trust è esente dal pagamento dell’imposta di successione e donazione. Anche in questo caso esistono condizioni da rispettare:
- Il trust deve avere una durata di almeno cinque anni
- I beneficiari devono essere discendenti del disponente (o il coniuge)
- Il trust non può essere modificato dal disponente o dal trustee
- Il trust deve proseguire l’esercizio dell’attività (o detenere il controllo) per almeno cinque anni
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