Quando si può impugnare un testamento per chiederne l’annullamento e cosa fare in caso di malattia del disponente. Un approfondimento dedicato all’invalidità del testamento.
Iniziamo con una utile banalità: la vecchiaia porta con sé tante incognite. Ci sono persone che concludono la propria vita in perfetta salute. C’è chi si trova ad affrontare i tanti malanni fisici della terza età. E chi, sfortunatamente, perde progressivamente la lucidità mentale.
Possono essere diverse le cause di senescenza: demenza, malattie neurodegenerative, tumori, ma anche forti stati depressivi.
In tutti questi casi è fondamentale assicurare alle generazioni future una successione chiara, lineare e priva di incertezze. Lo strumento principale, da questo punto di vista, è il testamento.
Volendo dare una definizione, il testamento è un atto con il quale una persona – capace di intendere e di volere – dispone del proprio patrimonio una volta defunto. Esistono tre tipologie di testamento: olografo, pubblico e segreto.
La capacità di intendere e di volere è quindi una precondizione fondamentale per l’esecuzione del testamento.
Invalidità del testamento
A livello normativo non possono infatti fare testamento:
- I minorenni
- Gli interdetti per infermità mentale
- Chi sia stato, anche solo per un periodo transitorio, incapace di intendere e di volere al momento della redazione del testamento
Qualsiasi forma di patologia senile, anche temporanea, può comportare l’annullamento del testamento. Questo perché le condizioni mentali non ottimali rendono una persona vulnerabile e soggetta a possibili influenze esterne.
La cronaca è ricca di casi di testamenti a favore di badanti e caregiver, ultime volontà sospette che si portano dietro conseguenze penali. Il nostro ordinamento prevede infatti pene importanti per il reato di circonvenzione di incapace.
Se gli eredi hanno il fondato sospetto che sia stato redatto in un momento di incapacità del disponente, il testamento può essere impugnato per essere annullato.
L’annullamento deve essere richiesto entro cinque anni dal giorno in cui è stata data esecuzione testamentaria.
La giurisprudenza parte dal concetto che sussista sempre la naturale capacità di fare testamento. Se si ritiene il contrario bisogna darne dimostrazione. Dimostrazione che deve riguardare il momento esatto della redazione del testamento.
Da questo punto di vista la documentazione medica è una delle prove principali. Se esistono documenti che attestano la difficile condizione di salute mentale del disponente prima e dopo la redazione del testamento, esistono presunzioni gravi che possono portare alla prova di incapacità. Un’altra prova può essere l’analisi della grafia in caso di testamento olografo.
Immagine via Unsplash